Prima riunione dei sottoscrittori del
“Proclama alla Nazione”
Roma 28.05.2011 – discorso introduttivo
Carissime sottoscrittrici e Carissimi sottoscrittori del “Proclama alla Nazione” e graditi ospiti.
Permettetemi, innanzitutto, di porgervi il mio benvenuto e quello di tutti coloro che, insieme a me, hanno contribuito a mettere a punto il quadro logistico ed organizzativo di questa prima riunione.
Alcuni di voi, in privato, mi hanno rimproverato un eccessivo utilizzo delle norme di sicurezza che ho preferito adottare per la nostra riunione di oggi.
Come sottolinea Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde, alias Oscar Wilde (1854-1900), “Experience is the name we give to our mistakes” (l’esperienza è il nome che diamo ai nostri errori). E siccome di errori, nella mia vita, credo di averne già commesso abbastanza, in questa occasione, per avere la certezza di poter realmente garantire la tranquillità e la sicurezza di ogni partecipante, ho fatto in modo che il luogo dell’incontro, fino all’ultimo istante, fossi soltanto io a conoscerlo.
Inoltre, non dimentichiamo con chi abbiamo ed avremo a che fare in un prossimo futuro, per tentare di liberarci dalla colonizzazione che ci opprime da 66 anni: i più grandi delinquenti che la Storia ha fino ad ora conosciuto! Coloro, cioè, che – nel corso della storia – non hanno esitato a sterminare 85 Nazioni Pellerossa (all’incirca 6/7 milioni di aborigeni scomparsi nel nulla!); a far morire di fame e di stenti 4 milioni di Neri, su 7 milioni deportati dall’Africa; a mettere sul lastrico ed a distruggere – nel 1929, in occasione dell’allora crash borsistico di Wall-Street – l’esistenza di infinite moltitudini di artigiani, piccoli commercianti e contadini, lasciando disinvoltamente che all’incirca 10 milioni di loro, morissero letteralmente di fame e di privazioni; a cancellare dalla faccia della Terra, con il fuoco atomico, le popolazioni di Hiroshima (140 mila morti) e di Nagasaki (70 mila morti); senza contare gli oltre 3.500.000 civili spazzati via dai loro terrificanti ed impietosi raid aerei sui diversi Paesi europei, durante l Seconda guerra mondiale; ad utilizzare, soli nel mondo, contro i loro nemici, la totalità delle armi di distruzione di massa (nucleari, biologiche, chimiche, etc.) che esistono a tutt’oggi sul mercato, ivi compresi gli obici ed i missili perforanti forgiati con il mortale ed inquinante (per millenni) uranio “impoverito” (sic!); a massacrare cinicamente almeno 2 milioni di Coreani del Nord, di 3 milioni di Vietnamiti e di Cambogiani, almeno 250 mila Iracheni (durante la prima Guerra del Golfo, nel 1991), di centinaia di migliaia di Afghani, senza contare i Serbi, i Somali, i Sudanesi, i Filippini, i Cubani, i Nicaraguensi, i Costaricani, i Panamensi, gli Haitiani, i Colombiani, i Messicani, i Domenicani, etc.; a far morire, tra il 1991 ed il 2003, per malnutrizione e mancanza di medicine, più di 500.000 bambini iracheni; a sterminare vigliaccamente, in questo stesso momento in cui vi parlo, le popolazioni civili della Tripolitania, il cui solo torto è di essere rimaste fedeli a Gheddafi.
Quindi, se permettete, con certa gente, ho preferito adottare l’adagio: meglio prevenire che “curare”!
E veniamo a noi.
Se, oggi, siamo riuniti in questa sala, significa che ognuno di noi – con lo spirito e le motivazioni personali e peculiari che sono le sue – si è comunque riconosciuto nel principale slogan del “Proclama”: Libertà, Indipendenza, Autodeterminazione e Sovranità politica, economica, culturale e militare, per l’Italia, per l’Europa e per il resto dei Popoli-Nazione del mondo.
Ho parlato di spirito e di motivazioni, per due ragioni principali:
- la prima, avente come riferimento il nostro spirito particolare, è che – come affermava Gaston Bachelard (1884-1962) – “L’esprit n’est jamais jeune… car il a l’âge de ses préjugés” – Lo spirito non è mai giovane, poiché ha l’étà dei suoi pregiudizi” (La formation de l’esprit scientifique – ed. Vrin, Paris, 1965, pag. 14);
- la seconda, avente come riferimento le nostre rispettive motivazioni, è che – come giustamente sottolineavano i nostri antenati Latini – “quot homines, tot sententiae”, “ogni uomo, un punto di vista”.
In altre parole, se abbiamo accettato di riunirci, lo abbiamo esclusivamente fatto, poiché ci siamo
L’unica prerogativa nazionale ed internazionale che resta ai nostri Stati, è quella del loro Debito sovrano!
2. Disporre del monopolio dell’esercizio della forza armata.
La prima prerogativa, con il Trattato di Maastricht, del Dicembre del 1991, i nostri Stati l’hanno delegata (anche se era già affidata alle rispettive Banche Centrali che altro non erano che delle banche private) alla Banca Centrale Europea (BCE): cioe’, ad un semplice “Istituto bancario privato” che è interamente controllato dalla Finanza cosmopolita internazionale.
Non parliamo della condizione di vera e propria colonia che è riservata al nostro Paese.
Volens, nolens, l’Italia, purtroppo, a 66 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, continua ad essere una colonia statunitense.
La prova?

Il tutto, ovviamente, in aperta e flagrante negazione, violazione ed infrazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione che, al suo primo comma, recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Non parliamo delle più di 100 Basi ed installazioni logistiche e militari USA e NATO che, dal 1945, occupano parcelle importanti del nostro territorio nazionale con statuto extra-territoriale.
Per verificare se l’Italia è o non è una Colonia statunitense, chiedo ai presenti di domandare ai politici delle vostre rispettive circoscrizioni elettorali, notizie riguardanti questi accordi segreti:
a) – le clausole segrete della ‘Convenzione d’Armistizio’ del 3 Settembre 1943;
b) – le clausole segrete del ‘Trattato di pace’ imposto all’Italia, il 10 Febbraio del 1947 (Parigi);
c) – il ‘Trattato NATO’ firmato a Washington il 4 Aprile 1949, ed entrato in vigore il 1 Agosto 1949;
d) – il ‘Bilateral Infrastructure Agreement’ (BIA) o ‘Accordo segreto USA-Italia’ del 20 Ottobre 1954 (Accordo firmato dal Ministro Scelba e l’Ambasciatrice statunitense Clare Booth Luce, e mai sottoposto alla verifica, né alla ratifica del Parlamento);
e) – il Trattato Italia-NATO, firmato a Parigi il 26 Luglio 1961 (reso operativo con Decreto del Presidente della Repubblica No. 2083, del 18 Settembre 1962);
f) – Accordo bilaterale Italia-USA, firmato dal Governo Andreotti, il 16 Settembre 1972;
g) – il ‘Memorandum d’intesa USA-Italia’ (Shell Agreement) del 2 Febbraio 1995;
h) – Accordo segreto ‘Stone Ax’ (Ascia di Pietra), concluso inizialmente negli anni ‘50/’60 e rinnovato l’11 Settembre 2001.
Questo, come sopra, in aperta e flagrante negazione, violazione ed infrazione degli articoli 80 ed 87 della nostra Costituzione che prevedono rispettivamente la ratifica obbligatoria di ogni accordo internazionale, sia da parte del Parlamento che del Presidente della Repubblica.
Domanda, allora: chi comanda realmente in Italia? Gli Italiani o qualche potenza straniera che decide cosa dobbiamo fare e quando lo dobbiamo fare? Per giunta, il più delle volte, contro i nostri propri interessi!
Ma come, vi diranno i suddetti politici, “siamo alleati degli USA” e “facciamo parte della NATO”…
Tutto previsto, infatti: l’art. 11 della nostra Costituzione, questa volta nel suo secondo comma, ecco cosa recita “(L’Italia) consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”.
Un’altra domanda, allora: visto che siamo “alleati” sarebbe lecito sapere – senza per questo pretendere che siano delle agguerrite divisioni di paracadutisti o di lagunari, ma – quanti distaccamenti italiani della Guardia Forestale o dei Vigili del Fuoco o Vigili urbani sono attualmente acquartierati ed operativi sul territorio degli Stati Uniti? Nessuno!
Allora, per tentare di “addolcirvi la pillola”, i soliti politici per conto terzi di cui sopra, vi diranno che le Basi e le installazioni logistiche e militari USA e NATO sono fonte di guadagno (sic!) per il nostro Paese…
Niente di più falso!
Inutile, infatti, attendersi qualcosa da Bruxelles (l’Europa delle banche!) o dall’ONU che – sulla base della sua Carta costitutiva (firmata a San Francisco il 26 Giugno 1945, entrata in vigore, una prima volta, il 24 Ottobre 1945 e, dopo vari emendamenti, approvata definitivamente, il 12 Giugno 1968) ci considera tuttora – insieme alla Germania e al Giappone, ed agli altri Stati, allora, membri dell’Asse – uno “Stato nemico”, “momentaneamente ammesso” in quel consesso, come è facilmente ricavabile e desumibile dall’articolo 53, paragrafo 1 e 2, e dall’articolo 107 della medesima Carta.
Insomma, per concludere, mie Care Amiche e miei Cari Amici, se non siamo padroni dell’abitazione nella quale risediamo, potremmo essere in grado, tanto per fare un esempio banale, di cambiare la carta da parati o di ridipingere il colore delle persiane delle nostre finestre?
Inutile, dunque, sperare di potere realizzare delle riforme, nell’interesse dell’insieme dei cittadini italiani, visto che – fino ad ora – non ci sono riusciti, né Craxi, né D’Alema, né Dini, né Prodi, né Berlusconi. Né tanto meno, ci riusciranno i Pisapia, i Vendola o i De Magistris!
Vi sarei grato, quindi, se nel contesto di questo nostro Primo Convegno nazionale, per tentare di organizzarci ed incominciare ad essere davvero concreti ed efficaci, limitaste i vostri interventi, al leniniano “che fare”, nonché al “come farlo” ed al “quando incominciare a farlo”, per cercare di allargare orizzontalmente i consensi al “Proclama alla Nazione”, in forma molecolare ed esponenziale, in vista della futura lotta per la liberazione totale e non negoziabile della nostra Patria.
Il tutto, ovviamente, senza nessuna violenza, senza inutili fanatismi, senza estremismi e, soprattutto, senza nessuna velleità!
Grazie, per la vostra attenzione. A voi la parola.